Si è svolto a Todi il Consiglio Generale Regionale della Federazione CISL Umbria Medici Veterinari Dirigenti Sanitari con l’approvazione degli adempimenti per la fase congressuale e l’indizione dei congressi aziendali per eleggere i delegati al Congresso Regionale. Il 3 dicembre a Perugia verranno eletti i delegati al congresso nazionale e il nuovo consiglio che a sua volta eleggerà la segreteria che apporterà modifiche o adeguamenti allo Statuto.

A presiedere i lavori il segretario generale regionale Tullo Ostilio Moschini e il presidente del consiglio generale regionale Giuseppe Giordano. Presente per la Confederazione CISL Umbria il Segretario Generale  Angelo Manzotti, con i Segretari Regionali Gianluca Giorgi e Simona Garofano. Nominata la commissione che in vista del congresso avrà il compito di approfondire e aggiornare lo statuto compatibilmente con quello nazionale e quello della Confederazione umbra. Ne fanno parte Giuseppe Giordano, Cristina Colasanti, Luca Nicola Castiglione e Marino Chiodi.

Il segretario generale Moschini ha ravvisato la necessità di una maggiore rete organizzativa della Federazione con responsabili per ogni realtà ospedaliera e territoriale, un consiglio regionale che ne sia espressione, un comitato esecutivo che rappresenti tutti gli ambiti professionali comprensivi dei veterinari e dei dirigenti sanitari. Rispetto ai rapporti con la Regione, Moschini ha fatto riferimento all’istituzione di un ufficio regionale per i rapporti sindacali e la
strutturazione temporale degli incontri anche con gruppi di lavoro operativi in relazione alle varie problematiche.

Sono passati quattro anni dal 2017: chiedevamo allora dialogo, scambio di idee e possibile condivisione delle scelte. Un tempo si intendeva così la “concertazione”. Poi la crisi giudiziaria, quindi il cambio politico-istituzionale e la pandemia. Oggi chiediamo di uscire dalla stagnazione di oltre 10 anni. Prima del Covid vigeva una situazione di “stabile precarietà”, senza linea politica nell’ambito socio-sanitario e con un management aziendale, anche se a volte valido, lasciato a se stesso secondo un quieto sopravvivere, senza obiettivi e senza omogeneità tra le quattro aziende. Un tirare a campare che ha impoverito le strutture territoriali ed ospedaliere sia di servizi che di professionalità. Impantanati dal non decidere. In questi oltre dieci anni abbiamo visto validi professionisti, medici, veterinari, dirigenti sanitari, lasciati andare in pensione o ai privati, senza una vera e propria valorizzazione lavorativa ed economica e senza un gesto di gratitudine. Posti non ricoperti. Sevizi e strutture in declino progressivo.Come il caso eclatante della Radiologia Interventistica dell’ Azienda Ospedaliera di Perugia , storica unità a valenza nazionale, rimasta con un solo radiologo.

Il cambio di rotta passa per una forte guida politico-istituzionale regionale e per una coerente operatività aziendale capace di realizzare il cambiamento in tempi adeguatamente rapidi. Il tutto con il rinnovamento, fatto salvo dei capaci, delle apicalità dei dipartimenti, delle strutture e dei servizi. Se da più di dieci anni, e in qualche caso anche di più, sono sempre gli stessi con questi risultati, come possono cambiare e migliorare un sistema che loro stessi hanno fatto implodere? Stesso ragionamento con alcune, non tutte, strutture amministrative del “sottogoverno”, sia centrali che periferiche. Il sottogoverno tutto italiano, in particolare in Umbria rispetto al centro-nord, del non-fare o del fare poco e solo se “condizionato”.

Valorizzare gli attuali manager bravi e provvedere agli altri. Per questo chiediamo un forte governo della sanità con regia centrale operativa e verifica delle aziende in relazione a criticità come: censimento del personale e non mero fabbisogno che è solo parziale copertura del turnover; congrua programmazione del personale necessario; arruolamento, formazione e valorizzazione; implementazione dell’attività professionale aziendale (Art. 15-quinquies c2, l b , D.lgs 229 / 1999) non applicato in Umbria; controllo dell’attività lavorativa e gestionale dei direttori delle strutture complesse e dipartimentali e regole per il conferimento e la conferma degli incarichi; il rischio clinico ed una efficiente rete di medicina legale; la continuità assistenziale su rete integrata territorio e ospedali, con la presa in carico e la ripresa in carico dei pazienti, l’assistenza domiciliare e lo screening; appropriatezza delle prescrizioni e delle prestazioni; mobilità attiva e passiva e liste di attesa; la calendarizzazione sistematica delle prestazioni con un unico portale regionale da parte delle strutture e dei servizi ospedalieri e territoriali (case / ospedali di comunità, medici di medicina generale) dove il CUP sia prevalentemente centro di pagamento o di certificazione. Il tutto passa per la rete digitale, tra cui il sistema integrato regionale delle immagini e degli esami multidisciplinari e l’implementazione del fascicolo sanitario elettronico.

Il Sistema Sanitario Nazionale, grande conquista sociale, integrato dal privato ma non sostituibile, ha necessità di chiari provvedimenti da parte dei governi nazionali. Negli anni precedenti al Covid sono state progressivamente ridotte le risorse economiche, bloccate le assunzioni, penalizzato l’accesso alle specializzazioni e la necessaria pesatura numerica ed economica che riconoscesse un valore aggiunto per alcune specialità come l’emergenza-urgenza. Il Sistema Sanitario Regionale deve rispondere per quanto di sua competenza. La convenzione con l’Università di Perugia è occasione per rafforzare il suo ruolo scientifico e assistenziale, in ambito regionale, riservando all’istituzione regionale il gestionale ed il decisionale. Il problema delle assunzioni e delle stabilizzazioni è ancora da concretizzare fino al 31 dicembre 2022. Buona pratica indire concorsi regionali, a cominciare da questo novembre per gli specializzandi che usciranno specialisti a gennaio, oltre 100 nelle varie discipline: graduatorie pronte per arruolare validi professionisti, prima che se ne vadano nelle altre regioni, come da sempre. Sulle stabilizzazioni è stato a suo tempo firmato un buon accordo con la presidente della giunta, l’assessore e il direttore generale regionale, con l’intento di estenderlo ad altre configurazioni lavorative. Ma nei passaggi successivi dagli uffici regionali alle aziende non lo si applica, piuttosto lo si “interpreta”. Al contrario
della linea condivisa da politica e sindacale. Perché? A chi risponde il “sottogoverno? Così è andata per la contrattazione decentrata nelle aziende.

“La Cisl Medici Umbria si conferma una forza propositiva – dichiara il Segretario Generale Tullo Ostilio Moschini – promotrice di proposte e pronta a condividere e operare. A cominciare dal nuovo Piano Sanitario Regionale. Pertanto chiediamo alla presidente Tesei e alla Giunta Regionale di intraprendere finalmente quel percorso di cambiamento che ad oggi ancora non si vede, se non in peggio in alcune realtà ospedaliere o dei servizi territoriali. I cardini della CISL, che la distinguono fin dal suo nascere sono: l’attività sindacale, anche decisa, ma senza pregiudizi ideologici o di partito; il bene comune che è di tutti e di ciascuno, a cominciare dal garantire la prevenzione e il diritto alle cure; la dignità della persona umana; la solidarietà strettamente unita all’efficienza del sistema socio-sanitario equo ed efficace per la nostra gente”.

A chiudere i lavori il segretario della Cisl Umbria, Angelo Manzotti: “La presidente Tesei ci ha assicurato che tra pochi giorni si avvierà la concertazione per il piano sanitario regionale che partirà dal libro bianco e dall’analisi della situazione relativa al 2019. Ci dicono che la convenzione con l’Università di Perugia è in dirittura d’arrivo. Dobbiamo tornare ad avere una sanità dinamica, capace di intercettare la mobilità da fuori regione. Scontiamo una grave carenza di personale. Mancano almeno 1550 unità e abbiamo assunto appena 30 persone con i concorsi. Stiamo perdendo professionalità che vanno fuori regione dove trovano contratti migliori”.